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BREVE GUIDA ALLA LETTURA DELLA

“RELAZIONE DI SINTESI – Una Chiesa sinodale in missione” 

Prima Sessione-Assemblea, 4-29 ottobre 2023

Nella parte conclusiva  della “Relazione di sintesi” della Assemblea del  Sinodo conclusasi il 29 ottobre 2023, “PER PROSEGUIRE IL CAMMINO”, viene offerta  questa  indicazione:

“Si tratta piuttosto di cogliere, tra le molte parole e proposte di questa Relazione, ciò che si presenta come un seme piccolo, ma carico di futuro, e immaginare come consegnarlo alla terra che lo farà maturare per la vita di molti”. 

Quelli che seguono sono i “semi” che,  tra le ricchissime idee, riflessioni, “convergenze”, “questioni da affrontare”, hanno un’attinenza, una vicinanza con la “vita” dei Consultori familiari. Senza sminuire o sottrarre importanza e valore al  confronto, all’approfondimento e all’ampiezza dei contenuti e delle proposte elaborate nella quattro settimane di lavoro del Sinodo si vuole offrire uno strumento che possa facilitare la conoscenza e un declinazione di questa ricchezza riferita alla esperienza di vita, di lavoro, di impegno nei Consultori d’ispirazione cristiana. Un contributo quindi che non si propone uno scopo esaustivo e omnicomprensivo della “Relazione” e dei suoi contenuti ma che possa aiutare a farne una lettura guidata, dedicata ai temi e alle indicazioni che costituiscono i “semi” da coltivare per il futuro del servizio alla famiglia e alle fragilità che chiedono aiuto e speranza ai Consultori.

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TEMI E INDICAZIONI DI CARATTERE GENERALE

Il testo della “Relazione” è strutturato in tre parti: “Il volto della Chiesa sinodale”, “Tutti discepoli tutti missionari”, ”Tessere legami, costruire comunità”.

Già nelle primissime righe della prima parte – La sinodalità: esperienza e comprensione – per definire l’esperienza sinodale realizzata, che indica anche il desiderio di una “Chiesa più vicina alle persone”,  viene utilizzato un termine che è la quotidianità e la cultura di vita e professionale di chi opera ed è impegnato nei Consultori: “relazionale”.

E’ una Chiesa “relazionale”, che viene ricordato veniva evocata già nel Sinodo dei giovani del 2018, capace di questa vicinanza, capace prima di tutto di relazioni. Un’indicazione che avrà “bisogno di  incontrare una migliore precisazione” che potrà certamente venire in modo rilevante anche dall’esperienza dei Consultori che fanno della “relazionalità” lo strumento del proprio servizio ma altresì uno dei tratti distintivi della propria “mission”.  

La partecipazione “alla costruzione del bene comune e alla difesa della dignità della vita ” è indicata come “dovere di impegnarsi ” dei cristiani “attingendo ispirazione alla dottrina sociale della Chiesa”.

Un impegno che può assumere diverse “forme” (nelle organizzazioni della società civile, nell’associazionismo di base, nel sindacato, in movimenti popolari) verso le quali la Chiesa “esprime una profonda gratitudine”.  

Tra le “questioni da affrontare” evidenziate in questa parte del documento:

“L’azione nei campi dell’educazione, della sanità e dell’assistenza sociale, senza alcuna discriminazione o esclusione di nessuno, è un chiaro segno di una Chiesa che promuove l’integrazione e la partecipazione degl ultimi al suo interno e nella società. Le organizzazioni attive in questo campo sono invitate a considerrsi espressione della comunità cristiana e a evitare uno stile impersonale di vivere la carità. Sono sollecitate anche a fare rete e coordinarsi”.

A un ultimo tema, di carattere generale è dedicato paragrafo (n.16) della terza parte della Relazione: “ Per una Chiesa che ascolta e accompagna”. L’ascolto (e non solo): un unico richiamo perché sarebbe impreciso fare sintesi di convergenze e questioni da affrontare che esprimono nella loro articolazione una sollecitudine e una sensibilità approfondite. Tra le “proposte” :

“La Chiesa non parte da zero, ma dispone di già di numerose istituzioni e strutture che svolgono questo compito prezioso. Pensiamo ad esempio al capillare lavoro di ascolto e accompagnamento  di poveri, emarginati, migranti e rifugiati realizzato dalla Caritas e da molte altre realtà legate alla vita consacrata o all’associazionismo laicale. Occorre operare per potenziare il loro legame con la vita della comunità, evitando che siano percepite come attività delegate ad alcuni.”

 

TEMI E INDICAZIONI SPECIFICI PER IL SERVIZIO DEI CONSULTORI

Si tratta di quei “passaggi” della Relazione che toccano, affrontano, fanno riferimento a contenuti e indicazioni che hanno un più diretto, anche se non esclusivo, ambito di riferimento nell’esperienza e servizio dei Consultori.

Tra le primissime “convergenze” della Relazione, nel riferire dei lavori dell’Assemblea, “L’apertura all’ascolto e all’accompagnamento di tutti, compresi coloro che hanno subito abusi e ferite nella Chiesa (…), viene ripresa attenzione all’ascolto e all’accompagnamento.

Con riferimenti precisi, tra altre forme di “povertà”, a: ”coloro che subiscono violenza e abuso, in particolare le donne”, le “vittime e sopravvissuti degli abusi sessuali, spirituali, economici, istituzionali, di potere e di coscienza da parte del clero o di persone con incarichi ecclesiali”.

La “particolare attenzione e sensibilità” con cui applicarsi a questo compito costituisce un dovere perché “Abbiamo ancora da compiere un lungo cammino verso la riconciliazione e la giustizia, che richiede di affrontare le condizioni strutturali che hanno consentito tali abusi e compiere gesti concreti di penitenza”.

La “Chiesa che ascolta e accompagna”, attraverso l’Assemblea sinodale, “esprime la propria vicinanza e il suo sostegno a tutti coloro che vivono una condizione di solitudine come scelta di fedeltà alla tradizione e al magistero della chiesa in materia matrimoniale e di etica sessuale”, invitando le comunità cristiane a essere loro “particolarmente vicine”.

Come a raccogliere l’esigenza delle “persone che si sentono emarginate ed escluse dalla Chiesa, a causa della loro situazione matrimoniale, identità e sessualità” che “chiedono di essere ascoltate e accompagnate” e “che la loro dignità sia difesa”.    

Nella terza parte del documento tra le “questioni aperte” o “da affrontare” nell’amito del “discernimento ecclesiale“ e di un "approccio sinodale alla formazione“ trovano spazio due indicazioni significative per le attività svolte dai Consultori familiari:

  • La raccomandazione ad “approfondire il tema dell’educazione affettiva e sessuale per accompagnare i giovani nel loro cammino di crescita ”, riferita anche a “coloro che sono chiamati al celibato e alla castità consacrata” e che ha nella “formazione in questi ambiti un aiuto necessario in tutte le stagioni della vita”;
  • Il riconoscimento della natura controversa“ non solo nella società ma anche nella Chiesa” di alcune “questioni, come quelle relative all’identità di genere e all’orientamento sessuale, al fine vita, alle situazioni matrimoniali difficili (…)” che “richiedono affinamento e ulteriore studio” perché “talora le categorie antropologiche che abbiamo elaborato non sono sufficienti a cogliere la complessità degli elementi che emergono dall’esperienza o dal sapere delle scienze (…). E’ importante prendere il tempo necessario per questa riflessione e investirvi le energie migliori, senza cedere a giudizi semplificatori che feriscono le persone e il Corpo della Chiesa (…)”.

La “proposta” di iniziative che “consentano un discernimento condiviso su questioni dottrinali, pastorali ed etiche” controverse è preceduta e seguita dall’indicazione ad “approfondimenti tra esperti e di diverse competenze e provenienze in un contesto istituzionale  (…) dando spazio, quando appropriato, anche alla voce di persone direttamente toccate dalle controversie (…)” e approfondendo il “dialogo tra le scienze umane, soprattutto la psicologia e la teologia, per una comprensione dell’esperienza umana che non si limiti a giustapporre i loro apporti (…)”.

Infine: la “famiglia” nella “Relazione di sintesi” viene citata in nove passaggi del documento.

Nella seconda parte “Tutti discepoli, tutti missionari”, nelle convergenze della “Chiesa è missione”, viene indicata come “colonna portante di ogni comunità cristiana“ e “in quanto comunità di vita e di amore è un luogo privilegiato di educazione alla fede e alla pratica cristiana, che necessita di un particolare accompagnamento all’interno delle comunità”.

Questa funzione formativa ed educativa della famiglia vene ripresa in diversi ambiti applicativi: la missionarietà, la connotazione familiare della realtà ecclesiale, la formazione alla vocazione battesimale e all’iniziazione cristiana.

6 novembre 2023
Il Presidente FeLCeAF
Dott. A. Mosca

 

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