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Innanzitutto  grazie per la vostra presenza , la disponibilità ad assumere compiti di responsabilità nelle Fondazioni ed enti gestori dei Consultori Familiari d’ispirazione cristiana che, come è stato ricordato , sono complessi per le problematiche, a volte drammatiche,  da affrontare e che possono anche essere superiori alle nostre forze.

Vi ringrazio e vorrei dire la mia e la gratitudine della Chiesa.

Il volume delle prestazioni e delle persone raggiunte dice che i Consultori sono un servizio , con  un'attenzione vera  alle persone, espressione di  una dedizione, dei Consigli di amministrazione, dei professionisti, dei volontari, del contesto complessivo in cui operano i consultori:  la  prima cosa quindi vorrei trasmettervi è la  gratitudine verso tutto questo.

Tra le domande che mi sono state proposte in conclusione dell’intervento del presidente  una  riguarda l'ispirazione, quali sono i punti fermi che costituiscano i riferimenti della Federazione e  per la formazione anche degli operatori.  

Il tema è molto ampio ma credo che noi abbiamo dei testi di riferimento, degli spunti irrinunciabili, vorrei ricordare l’Esortazione apostolica “Amoris Laetitia” che affronta il tema dell'amore tra uomo e donna, della famiglia e delle sue problematicità. E’ il documento di  riferimento per l'insegnamento della Chiesa su questi aspetti della vita delle persone, eredita la  tradizione della Chiesa e la  mette a confronto con le sfide di oggi. E’ espressione di quella antropologia cristiana  ispirata dal riferimento  a Cristo e quindi   non è complessata dalla sua originalità, non sente come determinante consentire alle pretese della mentalità contemporanea ma sente come responsabilità quella di incontrare con simpatia tutte le situazioni con  la   persuasione di offrire una risposta che viene da una visione  del uomo  della donna, del rapporto di coppia, del rapporto tra i genitori  e tra genitori e figli e delle varie fasi dello sviluppo della persona ispirate da questo riferimento.

Abbiamo la responsabilità di presentare una interpretazione della vita affettiva, sessuale, relazionale che si ispira,  alla teologia  cristiana per dire una parola un po’ astratta,   ad “Amoris Laetitia”.  Non abbiamo nessuna intenzione polemica verso una mentalità segnata dal gender  ma non dobbiamo sentirci intimoriti quando diciamo “uomo e donna “. 

E questa visione complessiva dice anche la  visione e  il compito  dei consultori:  costruire una cultura della famiglia, una visione culturale in cui la famiglia sia il punto di riferimento indispensabile per il benessere della società e quindi una cultura familiare che reagisca a questo individualismo esasperato e autoreferenziale  che sembra essere il luogo comune dei significati correnti. Una cultura della famiglia, una visione dell'uomo e della donna  e dei genitori e dei figli, come ciò che permette, promette il benessere della società.

Questo a partire dalla constatazione di come  questa visione, questa cultura, questa sollecitudine è messa in discussione dall'individualismo contemporaneo che   rende tutti i rapporti precari .

E’ con  questi punti fermi che la nostra visione, i nostri compiti. devono confrontarsi.

In questo contesto voglio proporre tre  parole con in questo confronto deve essere riprese : la prima parola è quella della fiducia.

Registriamo la sproporzione tra le risorse e le forze, le persone disponibili e l'assedio delle problematiche, le liste di attesa, come si è accennato, vuol dire che i bisogni sono più grandi delle risorse disponibili. Questa  situazione è drammatica, perché non è che chi si presenta dopo in ordine di tempo  ha meno bisogno di chi è al primo posto nella lista d’attesa, e questo fatto di non poter offrire l’aiuto richiesto può indurci  una specie di  scoraggiamento .

Questo percepire il bisogno,  questo essere come  delle “antenne” (una definizione che ci stavamo scambiando con Mons.  Zappa),   anche per la comunità cristiana, è particolarmente importante. 

Noi siamo quelli della fiducia, quelli che non si lasciano cadere le braccia, quindi ci daremo da fare, ci ingegneremo per evitare le liste d’attesa per trovare in  modo di far fronte a questa situazione, senza pretendere di avere la risposta  perche’, come dice S. Paolo citato nella preghiera,  siamo quelli persuasi che “ci basta la grazia “ e che  la potenza si manifesta nella debolezza.

E’ questa  fiducia  che vorrei sottolineare come primo fondamento della nostra opera.

La seconda parola è la speranza : il vostro servizio  assomiglia più a una seminagione che a una programmazione efficiente in cui si  contano , valgono di più,  i risultati; per questo abbiamo speranza :perché Dio è all’opera in questo contesto.

La terza parola  che voglio dire è  la dimensione ecclesiale del Consultorio  e quindi questa necessità di inserire l’attività del Consultorio, con la propria specializzazione, dentro la cura che la  Chiesa ha per la famiglia . La presenza di don Giuseppe Como,  Vicario, punto di riferimento  per l’educazione, la pastorale familiare , la pastorale giovanile, richiama questo.

Come possiamo far sì che il consultorio sia dentro la vita ecclesiale complessiva ? La storia attesta che i Consultori sono nati dalle parrocchie, dai decanati sono nati proprio dall'intuizione originaria di affiancare alla pastorale ordinaria degli strumenti specialistici per affrontare problematiche particolari e diffuse. Non sono nati come una specie di organizzazione parallela che poi, per combinazione,  è anche cristiana o vicina alla parrocchia. Questo fatto di essere originati dalla comunità cristiana, con la trasformazione delle associazioni originarie in Fondazioni, era ben presente così come la consapevolezza del rischio di allontanare i Consultori dalla realtà concreta, un rischio che abbiamo sempre raccolto e sempre presidiato e contenuto. 

La Federazione  FeLCeAF deve essere capace di unire questo stimolo all’efficienza con il radicamento territoriale perché è  indispensabile, perché, le famiglie non hanno bisogno soltanto di quelle prestazioni che il consultorio offre.

Hanno bisogno di un  contesto in cui sentirsi accolte, di una   Pastorale familiare che complessivamente, accompagna, incoraggia, consola  le famiglie. Quindi il Consultorio può fare prestazioni, può offrire dei servizi molto utili ma le famiglie non possono, non devono, non dovrebbero vivere in una specie di astrazione, dovrebbero trovare nel territorio altre famiglie che incoraggiano, una trama di rapporti che dicono che una famiglia a fronte dei  problemi ha bisogno di una comunità in cui vivere, di cui avvertire il sostegno, la comprensione.

Quindi questa è un'altra parola di riferimento: l’inserimento , il senso di appartenenza a una comunità cristiana concreta, locale.

 Un tema di attualità  riguarda quello che il Consultorio fa come opera educativa,  quindi non soltanto come accompagnamento o  come supporto terapeutico, e che, come citato, ha una parte importante  nell’attività dei Consultori. 

Voglio soltanto ricordare la proposta pastorale, già citata, “Viviamo di una vita ricevuta” per richiamare che  la nostra vita è una vocazione, non è un’autogenerazione, la nostra vita è una  risposta. A me sembra che questo sia un elemento determinante, anche per interpretare  la dimensione affettiva e sessuale della vita e delle relazioni.  

Nella  confusione in cui vivono abbastanza normalmente gli adolescenti e nella quasi suscettibilità per cui sembra quasi che offrire dei principi sia mortificare la liberta, noi abbiamo la persuasione che viviamo di una vita ricevuta e non di una vita che si è autogenerata.

E ciò implica  anche un'interpretazione del corpo, della  vita affettiva, sessuale, credo che possa trarre vantaggio da questo; sono temi questi da affrontare.

Entrando nelle scuole, portando una proposta di educazione affettiva, sessuale, sembra di registrare il disagio nel  proporre la visione cristiana della sessualità e della reciprocità  sessuale, quasi come se fosse una presunzione lo schematizzare le persone collocandole dentro delle categorie. L’idea cristiana di  vocazione è l’idea  che non sei abbandonato a te stesso, per cui quello che senti  va bene.

Questo tema  della vita come vocazione  è un nodo fondamentale per l’educazione affettiva e sessuale  ma anche più in generale per l’interpretazione della libertà dell’uomo come libertà chiamata ad una parola che libera e non come abbandono, come una solitudine esistenziale, smarrita dentro l’ indefinita possibilità delle scelte.

Questa idea della vita come vocazione fa parte dell'antropologia cristiana e   come possa  essere tradotta in una proposta educativa è una sfida da raccogliere, una proposta che non si accontenti di offrire palliativi, una condiscendenza a dire “ Siamo quello che tu scegli”  , “ quello che tu sogni  è bene,  basta che tu lo voglia basta che tu sia libero” .

Mi pare questa una visione di libertà troppo mortificata .

Vorrei concludere su due aspetti di cui mi veniva chiesto.

Mi si chiedeva quali sono le stanchezze più significative che richiedono un’attenzione specifica: mi sembra che un senso di stanchezza viene dalla vita degli adulti che vivono in modo tale da quasi spegnere il desiderio di diventare adulti.

La cura che viene data agli adolescenti è anche molto sollecita, sono convocati tante discipline tanti attenzioni, anche i nostri consultori, le scuole, il moltiplicarsi di consulenti , tanti specialisti che indubbiamente danno un contributo rilevante, però io sono convinto che per una adolescenza sana deve essere forte il desiderio di non restare adolescenti ma di diventare adulti. Mi pare però di constatare che gli  adulti , senza generalizzare, non sono contenti di essere adulti , non sono contenti della loro vita; anche in una vita  buona , bella viene vissuta con un tale cumulo di lamentele che credo per  ragazzo, una ragazza,   come fanno  a dire “desidero diventare come mio papa o come mia mamma”,  sono sempre scontenti, nervosi ecc. . Quindi c’è una stanchezza nelle generazioni adulte che,  forse per le condizioni di lavoro e quindi non per una colpevolezza diretta, segnano un   clima complessivo in cui non è desiderabile diventare adulti, non è desiderabile il futuro. Per i ragazzi  quindi, se stanno  andando verso una cosa che  spaventa come fanno ad affrontare le fatiche che crescere comporta, la disciplina dello studio, le dinamiche affettive esigenti.

 Questa è una stanchezza profonda che merita la nostra attenzione sul come si fa a dare speranza a dare fiducia,  senso di comunità, con le parole che dicevo prima cui si ispira un  Consultorio,  con una capacità di irradiazione di questi valori di queste attenzioni.

In conclusione si chiedeva quale aiuto specifico i Consultori possono offrire alla Chiesa: questo tema della antenne , di cui accennavo prima, cioè l’idea di far percepire alla pastorale la realtà che giunge ai Consultori non solo per inserire la loro attività  dentro la pastorale ordinaria ma anche per sollecitare la Comunità verso alcune attenzioni di accoglienza, di accompagnamento. Mi permetto di  sottolineare due punti critici che sono parziali ma meritano una particolare attenzione: ai genitori di figli omosessuali o che vivono LGBTQ; qualche attenzione è stata avviata ma questa  chiede una considerazione più condivisa anche con i Consultori; sono genitori, coppie, famiglie che soffrono, che non sanno come fare, cosa dire; non abbiamo le risposte ma è responsabilità anche dei consulenti, degli  specialisti di accompagnare anche queste famiglie segnate da interrogativi che la società di oggi enfatizza anche in modo forte.

L’altro punto che mi permetto di segnalare è il tema degli abusi in famiglia, sessuali, anche di autoritarismo; le statistiche segnalano che la gran parte degli abusi avvengano in famiglia ( anche se gli abusi commessi dai preti hanno avuto una enfasi mediatica ); noi abbiamo la preoccupazione di prevenire gli abusi nei nostri ambienti  di cui abbiamo la responsabilità e in chi si prende cura proponendo con quali strumenti, con quali attenzioni,  possiamo custodire i piccoli, gli adolescenti, perché ci stanno a cuore  e sono minacciati dove dovrebbero essere custoditi.  Dobbiamo domandarci per le famiglie cosa facciamo per mettere in evidenza questi pericoli.

Queste sono le ultime due indicazioni puntuali ma mi premeva affrontare  e incoraggiare in modo complessiva la vostra opera e ancora ringraziare.

 

 

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